La tarda estate di Manchester
La
prima cosa che ho pensato varcando la soglia di casa di Barry è
stata “chi diamine è questo signore pelato con 'ste incredibili
sopracciglia?”
Annebbiati
dalla stanchezza e dal sonno arretrato io e Lisa ci facciamo aprir la
strada dal nostro eccentrico anfitrione che fin troppo gentilmente ci
mostra la nostra camera che puzzava di chiuso e muffa, poi, tra un
abbraccio e un offerta di mangiare tutti assieme una banana all'una
di notte, riusciamo finalmente a buttarci sul letto intriso di
umidità. Per la prima volta mi sono figurato che odore possano avere
i reumatismi.
Una
volta a letto perdo i sensi molto velocemente nonostante la pancia
bussi sordi colpi al cervello richiedendo cibo, infondo, avevo solo
mangiato un misero panino molte ore prima.
Riprendere
i sensi fu repentino quanto perderli: la prima cosa che vidi furono
dei bastoni di legno fissati al soffitto Dio solo sa per quale
motivo, una ragnatela all'angolo della stanza, degli scaffali di
metallo da retrobottega pieni di fogli sparsi e manuali di vario
genere.
Non
si può dire che la sistemazione fosse ideale ma per quanto avevamo
pagato andava bene così. Appena usciti dalla camera siamo di nuovo
accolti da Barry, tracotante di affetto e premure, pronto a farci
conoscere il famigerato calore del nord Inghilterra e altresì lesto
ad offrirci altre banane, tè e biscotti.
Mi
sento veramente coccolato, un po come la mamma sa fare e alla fine di
mille discorsi siamo nel suo soggiorno e quasi quasi si fa un duetto
alla chitarra di fronte alle riproduzioni dei migliori quadri di
Mucha, ma desisto all'ultimo perché spasimo per vedere la città che
ci ha accolti: Manchester.
Aprirei
una parentesi sul fatto che ci troviamo dove ci troviamo: penso
esistano pochi posti al mondo fatta ovvia eccezione per Londra, che
abbiano dato alla luce una quantità di band come Manchester, tanto
da prendersi l'appellativo di MAD-chester, e ancora meno posti che
hanno dato alla luce gruppi che piacciono a me, perché diciamolo,
quando si parla di musica con me bisogna stare veramente attenti a
quel che si dice.
Cito
qualche nome, in primis una delle mie band preferite di tutti i
tempi, gli Smiths del poco simpatico ma senza dubbio grandissimo
Morrissey, i punk Buzzcocks, i new wave Joy Division e poi New Order,
i grandissimi Chemical Brothers, quelli che furono definiti i nuovi
Beatles ossia gli Oasis, Happy Mondays, Delphic, Stone Roses ma solo
per dirne alcuni.
Vivere
o visitare Manchester senza conoscere la sua storia musicale è come
andare a Firenze ignorando il duomo, gli uffizi e la fiorentina col
chianti tutto allo stesso tempo.
Lasciamo
la stanza attorno alle dieci di una calda mattina di settembre,
vestiti troppo pesantemente a causa di una prematura voglia di
autunno.
Vorrei
vedere subito il ponte di Princess road dove i Joy Division
scattarono le foto per uno dei loro album più famosi ma Lisa mi
trascina verso il centro per andare a buttare qualcosa nello stomaco
e spinti dalle correnti ci buttiamo in un bar vicino al Calatrava
bridge che allaccia i lembi del fiume Irwell.
Essendo
stati a Valencia e avendo visto sue opere maestose sparse per
l'Italia e l'Europa, questo ponte non mi lascia particolarmente
stupito ma tutto il contesto, la passeggiata lungo il fiume, i locali
sparsi e gli altri ponticelli, gli edifici post industriali e le
paperette, rendono l'insieme gratificante agli occhi. Proseguiamo a
nord in cerca di un nuovo orecchino da naso per Lisa, e passeggiamo
nella zona di Salford che ha visto in passato le scorribande di
Morrissey e Smiths. Dopo qualche foto di rito viriamo a sud-est per
visitare il colorato Royal Excange Theatre i cui colori al neon e le
atmosfere frizzanti sono in contrasto con il silenzio innaturale
della main hall, nella quale riecheggiano i suoni delle tazzine da
caffè e il chiacchiericcio è annichilito dall'altezza del
meraviglioso soffitto.
Si
procede verso il centro della città per una visita alla Manchester
art gallery, museo che ha un atmosfera molto casalinga e per niente
imbalsamata, ci sono sedie a sdraio all'esterno dove i Mancuniani si
bevono il loro caffè nero mentre leggono il giornale o si fanno
quattro amorevoli chiacchiere con i vicini di sedia, circondati da un
piccolo giardino di orchidee e piante aromatiche.
La
parte stupefacente della galleria arriva quasi subito con una hall
dedicata a vestiti d'epoca, la sezione anni 30 – 40 è davvero
spettacolare, ottima anche la parte di design e come sempre rimango
colpito dai pittori preraffaeliti e dalla sezione di arte moderna.
Da
li a pochi passi si arriva a Chinatown, la seconda dopo Londra in
fatto di dimensioni: gradevole, interessante ed economica, è il
classico posto dove mangiare orientale spendendo cifre contenute ed
uscendo dal ristorante rotolando, oppure dove tagliarsi i capelli
incrociando le dita ma senza alleggerire di troppo il portafogli.
Rifocillati
a dovere si procede in direzione nord-est verso il northern quartier,
la zona più viva e frizzante del centro, piena stipata di negozi di
musica, vestiti vintage e alternativi, negozi di musica caffè bar
pub e ristoranti.
Vale
la pena spendere diverse ore da Afflecks, un edificio stracolmo dei
negozi sopracitati, tattoo shop e per mia grande gioia, un favoloso
negozio di videogiochi d'epoca.
Per
gli appassionati di abiti vintage consiglio una visita all'Oxfam
charity shop e al Retro rehab, per chi non vive senza comprare almeno
un vinile alla settimana troverà soddisfacente il Blue vynil, Vynil
excange e l'Eastern block records.
Esausti
dallo shopping sfrenato si decide di entrare più nell'atmosfera
“chill” del norther quartier, spegniamo google maps e lasciamo
che il vibe del quartiere ci conduca ad un pub con terrazzo dove bere
una birra ghiacciata. Purtroppo non mi sono segnato il nome del posto
e la mia memoria si sa, è penosa, per cui non ricordo assolutamente
ne dove ne come si chiamava il locale, per cui non vi incuriosirò
con troppi dettagli su come siamo stati bene tra gli alberi di melo
della terrazza all'aperto.
La
sera rientrando in stanza, ci ha accolto di nuovo Barry, vestito in
perfetto tema Pride, con zeppe gonnellino e un vesito alla Sailor
Moon, con tanto di parrucca bionda e occhiali stile sixties, offrendo
salutari drink e come al solito banane.
L'indomani
abbiamo preso il treno in direzione Macclesfield, per visitare la
tomba di Ian Curtis, cantante della band Joy Division che nei tardi
anni 70 ha contribuito alla ricchezza musicale di Manchester.
Macclesfield
si rivela un borgo molto piacevole da visitare, piccolo ma vitale con
il suo mercato della domenica pieno di stand gastronomici, moltissimi
negozi aperti nonostante sia giorno festivo ( l'Inghilterra è un
paese sostanzialmente ateo, quindi il concetto della domenica come
giorno di riposo non è molto presente) e gremito di persone allegre,
famiglie, bambini e anziani. Probabilmente i giovani preferiscono
trasferirsi nella vicina Manchester per studiare e lavorare, questa
cittadina non sembra offrire enormi svaghi ma la sua atmosfera ci
culla per tutto il tempo, tempo che sembra scorrere pigramente, tra
una chiacchiera con gli amici ed una pinta di birra.
Purtroppo
il nostro di tempo in quell'atmosfera così rilassata stava
terminando, per cui siamo risaliti sul treno dopo un rifocillante
hamburger con patatine in un american bar esattamente di fronte alla
stazione dei treni di Macclesfield, per poi prendere la coincidenza
col nostro treno verso Londra.
Riguardando
le foto di Manchester si sente il suono tagliente delle band che ci
sono nate e vissute, immagino questa città post industriale nei suoi
inverni più freddi e piovosi dove giovani artisti esorcizzavano il
loro disagio attraverso una musica che sarebbe rimasta per sempre e
che tutt'ora, mi accompagna giorno dopo giorno.
Prima di partire
Film: Control –
Anton Corbijn
Canzone: Charming
man – The Smiths, Ever fallen in love – Buzzcocks, I wanna be
adored, Stone Roses, New Order – Ceremony, Joy Division – Love
will tear us apart
Libro: Autobiography
- Morrissey
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